"Conoscere e capire
l’economia non è poi così difficile”. E soprattutto serve, perché l’economia
domina le nostre vite, a cominciare dalla possibilità di comprare questa o
quella cosa fino all’opportunità di avere un lavoro dignitoso, un’identità
professionale e un’autonomia materiale. E’ questa la prima cosa che viene fuori
quando ci si avvicina al gruppo “Cittadini economia”, che a Ferrara – due
settimane fa alla sala estense di piazza Municipale – ha messo in scena uno
spettacolo di teatro civile intitolato ‘Si possono creare soldi per i
cittadini’. A fare gli attori sul palco ci si è messa gente che, nella vita, fa
il falegname, il funzionario ministeriale, l’insegnante, la stilista, il
fisioterapista, il militare di carriera, l’informatico. Tante idee diverse
nella testa, persone con storie differenti: qualcuno che viene da gruppi
parrocchiali, altri dal volontariato, uno dal mondo della finanza e un altro
dall’artigianato. Gente quadrata che si è formata nell’esercito e menti
creative che hanno fondato attività imprenditoriali, dipendenti pubblici e
lavoratori autonomi.
Prof e allievi in scena
nello spettacolo di teatro civile messo in scena dal Gruppo Cittadini Economia
Prof e allievi in scena
nello spettacolo di teatro civile messo in scena dal Gruppo Cittadini Economia
Ma allora cos’è che fa stare
insieme questo gruppo di “Cittadini Economia”? Cos’è che li motiva così tanto
da riportarli a studiare sui libri il funzionamento monetario e le dinamiche
economiche, cosa li spinge da anni ormai a riunirsi ogni settimana per parlare
tra di loro di quello che hanno letto? Qual è quell’energia che poi li fa
andare in giro per i paesi della provincia di Ferrara, per sale civiche, centri
sociali, biblioteche e case private, con l’obiettivo di spiegare agli altri
quello che hanno capito da queste letture e approfondimenti? C’è una voglia di
condividere così forte da fargli persino trasformare le loro informazioni in
quattro scenette teatrali, improvvisandosi attori per cercare di spiegare
queste cose a tutti quelli che hanno anche solo curiosità di capire perché –
secondo loro – la crisi economica che stiamo vivendo non si può risolvere con
ulteriori tagli, sacrifici e rinunce. Questo è quello che ci tengono a dire, a
fare sapere, a condividere.
L’idea che emerge è quella
della necessità di trovare una strada migliore e diversa per l’economia
nazionale e, quindi, per la vita quotidiana di ogni persona: per chi è giovane
e si affaccia al mondo del lavoro, così come per chi intravede il traguardo
della pensione. Perché, in base ai testi e ai materiali che hanno studiato,
sono arrivati alla conclusione che la strada dei licenziamenti, dei contratti
precari, dell’Iva sempre più alta e delle risorse a disposizione sempre più
basse non può portare al benessere economico nazionale . Anzi, in questo modo –
comunicano attraverso i loro sketch, ma anche proiettando testi di economisti,
dichiarazioni di capi di Stato ed esperti di finanza – la situazione non solo
non potrà migliorare, ma si rischia, così, di perdere pian piano anche tutte
quelle forme di benessere sociale e di diritti che rendono civile un Paese, che
ne fanno un luogo attivo, produttivo, non discriminante e accogliente.
Sul palco una signora
dall’aria un po’ altezzosa interpreta la Bce, la Banca centrale europea, quella
alla quale è stata affidato il compito di stampare il denaro per tutti i Paesi
dell’Unione Europea. E in quella scena la signora spiega che i soldi, adesso,
lei li dà ad altre banche e mercati finanziari, non agli Stati. Così le
decisioni di quali imprese e attività finanziare non le prende più lo Stato,
non sono cose che stabiliscono più i governi. Paesi come l’Italia, anzi, devono
chiedere i soldi a lei anche per fare interventi fondamentali e urgenti, come
nel caso di catastrofi naturali, e dipendono dalle sue decisioni pure per
stabilire la presenza di medici, chirurghi e infermieri in un ospedale
pubblico.
Scena con la Bce nello
spettacolo di teatro civile messo in scena dal Gruppo Cittadini Economia
Scena con la Bce nello
spettacolo di teatro civile messo in scena dal Gruppo Cittadini Economia
Il messaggio si stempera con
le musiche della Ziziband e con le gag degli attori. Intanto però lo
spettacolo-lezione suddiviso in quattro sketch fa capire che le politiche
monetarie sono quelle che determinano il benessere di una nazione e il
benessere di ciascuno di noi. Dalle politiche monetarie – sottolinea Claudio
Pisapia – dipende la possibilità per un’impresa di portare avanti la sua
attività e di creare di conseguenza posti di lavoro. Le politiche monetarie
stabiliscono che ci siano o meno risorse per prendersi cura della scuola e
della sanità; insomma, servono per crescere, per essere istruiti, sani,
produttivi e occupati. E, se è una banca che decide cosa e perché dare
finanziamenti, è ovvio – viene fuori – che non possa avere criteri di utilità
sociale e anche che non abbia a cuore la produzione reale di beni e servizi, ma
solo un profitto che fa bene alla finanza, agli azionisti, non alle attività
concrete.
In platea è seduto Claudio
Bertoni, amministratore delegato per diciotto anni della società cooperativa
Commercio Alternativo di Ferrara. Un’impresa che importava e distribuiva senza
intermediari prodotti alimentari e artigianali provenienti dai Paesi del Sud
del mondo, come il caffè dall’Ecuador e le fave di cioccolato dal Perù. Ed è
Bertoni che, chiacchierando a spettacolo finito, spiega come e perché è nato
questo gruppo “Cittadini Economia”. E’ stato lavorando nel commercio equo
solidale – ricorda – che “mi sono reso conto che qualcosa non funzionava più.
La gente che comprava i prodotti c’era, ma a partire dal 2008 le difficoltà
sono diventate sempre maggiori. Alcuni clienti non riuscivano a pagare la merce
ordinata e alcuni fornitori chiudevano”. La decisione di ridurre il personale non
basta a contenere la crisi. Così tra il 2011 e il 2012 Commercio Alternativo si
rassegna ad avviare un concordato di chiusura. Nel frattempo segnali simili di
difficoltà economiche arrivano a Claudio da colleghi imprenditori o amici che
lavorano in altri campi. Come Gianni Belletti che, dal suo punto di
osservazione della comunità ferrarese di Emmaus, si rende conto di come la
situazione economica stia peggiorando. Famiglie che fino a un anno prima
stavano bene, all’improvviso sono in difficoltà; se una persona perde il
lavoro, succede che non riesca più a pagare il mutuo o l’affitto della casa
dove abita insieme a moglie e figli. Chi lavora nel sociale e chi nella
finanza, dice Bertoni, arriva alle stesse conclusioni: “Non è sufficiente che
un intero popolo sia onesto e che le imprese siano efficienti. Se le emissioni
monetarie non sono controllate dallo Stato e dal popolo, noi saremo sempre
indebitati e ‘schiavi’ di chi emette la moneta e decide a chi e come
concederla. Le persone che lavorano, producono beni e servizi. Bisogna che
qualcun altro ci metta i soldi. E che ci sia magari una banca statale pubblica
a fare da intermediaria”.
E’ il 2010 quando il gruppo
di amici comincia a parlare insieme di queste cose, poi a documentarsi, leggere
e studiare. Informazioni – dice Bertoni – che in questi 6 anni abbiamo
condiviso con più di 6mila persone di Ferrara e provincia attraverso più di 10
conferenze con economisti, 3 spettacoli e più di 60 incontri di conversazione
civile intitolati “L’altra faccia della moneta”. Dopo avere seguito i
dibattiti, in 230 cittadini hanno fatto proprio e sottoscritto il testo “Uno,
nessuno, 10.000” che è una dichiarazione di realtà. E circa 400 persone hanno
chiesto di continuare a essere informate ogni settimana su quello che facciamo”.
Lo spettacolo è finito, ma
la crisi no. Il gruppo “Cittadini Economia” cresce e cerca attenzione. Vogliono
che il loro messaggio arrivi a chi governa, vogliono che qualcuno faccia scelte
politiche ed economiche che aiutino il Paese a riprendere in mano il benessere
collettivo.
Per saperne di più:
Presentazione dello
spettacolo su Ferraraitalia
Intervento “Conoscere e
capire l’economia non è difficile” di Claudio Pisapia su Cronacacomune
Sito online
claudiopisapia.blogspot.it
Commenti
Posta un commento