2^ parte
Dunque abbiamo visto come
nascono le convinzioni che la moneta abbia sostituito il baratto, il che del
resto la renderebbe anche neutra rispetto ai fenomeni e alle dinamiche
economiche. Andando sempre più a fondo e attraverso varie esperienze maturate
nel corso della storia ed epurandoci da questo concetto o postulato possiamo
arrivare a farci un’idea del ruolo che spetta alla moneta. Cosa che ci può far
meglio affrontare le dinamiche attuali e il giudizio sugli avvenimenti che
riempiono telegiornali e newspapers.
Ovviamente se non avete cose
più importanti da fare, tipo scrutare il cielo alla ricerca di presenze aliene
o "sfogliare" hack the matrix.
Prima di passare a copiare un
po’ di informazioni a Felix Martin sul pensiero cinese in materia di funzione e
potere della moneta, vediamo cosa succedeva in Mesopotamia, la Green Valley del
passato.
Le tavolette di creta
ritrovate in quei luoghi e datate intorno al 3.200 AC ci raccontano un po’ di
cose. Prima di tutto che comunemente e a partire da quel periodo gli storici
sanciscono il passaggio dalla Preistoria alla Storia, in virtù della datazione
dell’invenzione della scrittura. Di queste tavolette ne sono state trovate
tantissime, ma che avevano tanto da scrivere questi della Green Valley?
In pratica venivano utilizzate
per memorizzare le transazioni, tipo e quantità di merci scambiate. Quindi la
scrittura nasce per soddisfare un bisogno, così come in fondo nascono tutte le
cose. In questo caso per tenere traccia del crescente aumento dell’attività
commerciale, mano a mano che le “città” crescevano e si popolavano.
Queste tavolette, che
potrebbero ricordare i “tally stick” di epoca molto più recente (ma per certi
versi molto più antica), erano detenute dai sacerdoti nei templi, dove venivano
tenuti e conservati anche i metalli preziosi che servivano da riferimento per i
pagamenti. Pagamenti che però venivano effettuati eventualmente con altro
materiale, tipo l’orzo. La tenuta del
credito / debito veniva gestito attraverso l’uso di queste scritture contabili
sulle tavolette di creta e se si fosse usato il baratto di sicuro non avrebbe
avuto senso farlo in quanto, se si fosse praticato il baratto, l’obbligazione si sarebbe subito estinta.
I Tally Stick sono menzionati
da Plinio il Vecchio e da Marco Polo che riferisce di averne constatato l’uso
durante il suo soggiorno in Cina. In realtà ci sono ritrovamenti datati 20.000
0 18.000 anni AC (vedere su wikipedia) che ritraggono questo strumento come
metodo probabile di registrazione di eventi. Da un punto di vista più facilmente
dimostrabile in merito a uso e contabilità parliamo del nostro medioevo dove
l’uso fu prettamente contabile e la sua invenzione è accreditata a Enrico I,
figlio di Enrico il Conquistatore, che ascese al trono nel 1.100 DC. In sintesi
due parti di un pezzo di legno, sovrapponibili e ricomponibili, bastavano a
trasferire o compensare un credito o un debito. Per i dettagli basta una
ricerca su internet, a noi interessa solo avvicinarci all’idea dell’inutilità
del baratto in quanto nella storia sono documentati solo mezzi diversi da esso
per il trasferimento dei beni. Infatti il punto è che ciò che serve è un mezzo
per trasferire il credito, non per scambiare il bene.
A questo proposito è utile
ricordare l’esempio del lago di Tiberiade utilizzato tra l’altro anche da Nino
Galloni (non mi ricordo dove e quando.... sarà l'età!), economista e scrittore di molti libri. La storiella dice più o meno
questo: “…verso le 10 del mattino arrivavano sul lago di Tiberiade coloro che
producevano il pane per venderlo ai pescatori che nel frattempo avevano pescato
il loro pesce. Qui avveniva lo scambio tra i prodotti portati dai panettieri
(il pane) e i pescatori (il pesce). Succede che per una settimana i pescatori
non erano riusciti a pescare nulla e quindi secondo le leggi del baratto non avrebbero
potuto effettuare lo scambio. In realtà cosa fecero, intagliarono nel legno dei
pesciolini e li davano in cambio del pane. I panettieri li accettavano perché,
anche se non potevano mangiarli, dava la certezza che sarebbero potuti andare
da qualsiasi pescatore per un accordo non scritto ed avere del pesce in cambio.
Quando i pescatori ritornarono
a pescare normalmente i produttori di pane andarono al lago e poterono cambiare
i pesciolini di legno accumulati in pesce buono da mangiare...”.
Che cosa era successo? Un
trasferimento del credito nel tempo e anche che i panettieri nel frattempo
avevano potuto trasferire ad altri i loro pesciolini di legno perché anche i
terzi che li accettavano sapevano che avrebbero potuto prima o poi riavere
indietro del pesce vero dai pescatori. Il tutto era garantito dal fatto che si
riconosceva la solvibilità da parte dei pescatori.
In quel sistema semplice tutto
questo era possibile in quanto bastava la fiducia, in un sistema come il
nostro, un po’ più complesso e con tanti attori protagonisti c’è bisogno di un
altro elemento che vedremo più in là.
Quindi dalle fonti del mito
del baratto alle diverse evidenze della non esistenza dello stesso con qualche
primo affondo sulla natura della moneta . E da dove partiamo per un suo diverso
approccio? Esiste una visione diversa da quella che Aristotele cominciò a
teorizzare? Vediamo un po’ cosa ne pensavano i cinesi, anzi lo vediamo nella
terza parte … tra qualche giorno.
TO BE CONTINUED….
... post buttato giù sempre con la collaborazione dell'altro Claudio ...
...Interessante il "buttato giù...!!"
RispondiEliminaBravo, anzi...bravi!