Reddito di cittadinanza o lavoro garantito e spesa pubblica. E il Quantitative Easing?

di Claudio PISAPIA

Giovedì scorso 19 maggio 2016 sono stato all'ITFORUM di Rimini e ho assistito ad un incontro dove erano presenti la fef academy, l'On. Riccardo Fraccaro del M5S e Giovanni Zibordi del blog finanziario cobraf. Ho buttato giù un po' di riflessioni che si soffermano su alcuni aspetti tralasciandone altri.

Gli interventi dell'On. Fraccaro sono stati tutti, secondo me, molto pertinenti avendo dimostrato una ottima conoscenza delle dinamiche che hanno portato alla consegna della nostra sovranità monetaria nelle mani della finanza internazionale, i cui interessi oggi sono salvaguardati dalla BCE. Inoltre ha anche accennato al fatto che se uno Stato non spende i cittadini non possono risparmiare, tracciando la relazione più spesa (debito pubblico)=più risparmio e viceversa, nonché i problemi della bilancia dei pagamenti con la Germania dovuti al cambio sottostimato e all'impossibilità di una svalutazione.

Ma andiamo a quanto vorrei approfondire.

Il reddito di cittadinanza è importante perché il lavoro sta cambiando, si guardi ai capannoni di Amazon dove non ci sono persone ma macchine alla produzione. Oggi è nostro dovere occuparci di reddito più che di lavoro”. Su questo punto ho qualche remora, non tanto sulla fattibilità quanto sull'opportunità. Che ci sia bisogno di assicurare un reddito è cosa certa, il punto è quale sia il metodo migliore per farlo e soprattutto che venga fatto attraverso la sottrazione di risorse finanziarie già presenti nel sistema. La proposta, cavallo di battaglia del resto del M5S, ha il suo fascino e direi anche un suo perché se non fosse che in Italia non vedo tanti capannoni stile Amazon con robot e innovazione tecnologica che mandano avanti la produzione. Produzione di cosa poi? Cellulari, computer o frigoriferi? Credo che finché resteremo esseri umani avremo ancora bisogno di pomodori, frutta e verdura e, non essendo vegetariano, anche di un po' di allevamenti di ovini e bovini.

Giovanni Zibordi ha replicato con un po' di dati. In Italia, ha detto, ci sono 60 milioni di abitanti con 22 milioni di occupati. Abbiamo poi circa 3 milioni di disoccupati e 14 milioni di inattivi.
Con questi numeri un po' di lavoro in più non farebbe male a nessuno, oggi ci sono sempre più disoccupati e precari da una parte e tante cose da fare dall'altra che non si incontrano. Si pensi alla riqualificazione energetica degli edifici, alla messa in sicurezza del territorio, ai necessari interventi idrogeologici. Ci sono Comuni che non riescono ad assicurare nemmeno il taglio dell'erba nelle mura cittadine e sono costretti a farlo fare alle pecore.
In un contesto del genere che senso ha un reddito di cittadinanza? Io aggiungerei che un lavoro dà anche più dignità al reddito ricevuto. Immaginiamo ad esempio di impiegare coloro che sono in cassa integrazione in lavori socialmente utili. Gli si garantirebbe la percezione dello stesso salario a fronte di un contributo lavorativo. Cioè gli si permette un'utilità sociale sicuramente più dignitosa, la corrispondenza al dettato Costituzionale e magari lasciamo le pecore far le pecore.

Ma a questo punto come si concilia l'Helicopter Money con questo discorso (argomento per il quale era stato invitato alla conferenza Zibordi)? In effetti buttare soldi dall'elicottero potrebbe avvicinarsi molto al reddito di cittadinanza. Beh, in realtà non è proprio così. Nonostante le ultime dichiarazioni della BCE (un po' ritrattate a dir la verità) è possibile dare soldi direttamente ai cittadini e questo dimostra una gran cosa, ovvero che la stampa di moneta è sempre possibile, con buona pace di Weimer e Zimbawe.
Il problema grosso oggi è farli arrivare ai cittadini ed infatti le ultime operazioni di Quantitative Easing non hanno funzionato, soprattutto in eurozona, perché tra la stampa del denaro (oggi sono bit elettronici ovviamente) e l'economia reale ci sono i mercati finanziari.
In effetti i soldi emessi dalla BCE vengono immessi attraverso il sistema bancario per la maggior parte nel sistema finanziario nel rispetto delle leggi attuali tutte attente a salvaguardare gli interessi di banche e mercati a completo discapito della vita e dei bisogni quotidiani delle persone reali il cui benessere non interessa a nessuno, tanto meno a chi ha legiferato negli ultimi decenni.

Zibordi spiega che nessuno ha in testa di inviare un assegno a ogni cittadino, cosa teoricamente possibile, ma l'idea è quella di dare un assegno agli Stati i quali avrebbero poi il compito di immettere quella liquidità all'interno del sistema economico con programmi di lavori pubblici e comunque attraverso il lavoro.



All'incontro c'era la fef academy, in realtà l'ospite principale, con David Lisetti, Giacomo Bracci, Daniele della Bona e un intervento registrato per l'occasione di Warren Mosler, padre della MeMMT. Anche il loro orientamento mi è sembrato molto più a favore di lavoro che di reddito. Un rilancio degli investimenti attraverso una riduzione fiscale ad esempio eliminando l'IVA che, aggiungo, oltre ad essere una tassa regressiva e inutile, è anche altamente iniqua in quanto tassa tutta la popolazione allo stesso modo quando questa acquista. E poi un innalzamento del tetto del deficit che dovrebbe arrivare almeno all'8% dall'attuale 3. Questo permetterebbe in pratica agli Stati di poter spendere e rimettere in circolo l'economia. Del resto sembra evidente che austerità e pareggi di bilancio stanno avendo risultati catastrofici e di ripresa, con i sistemi tentati finora, non c'è stata traccia.

Oggi, spiega Giacomo Bracci, si sta agendo molto sulla politica monetaria ma è chiaro che da sola non funziona, infatti nonostante il massiccio aumento della base finanziaria i prestiti all'economia reale continuano a ristagnare, non vi è l'agognato aumento dell'inflazione e l'aumento degli investimenti privati. Inoltre con la politica dei tassi negativi si priva il cittadino di ulteriore reddito che potrebbe essere utilizzato in spesa.

Qui si potrebbe obiettare che come linea di condotta la MMT non tiene in necessario conto il problema delle banche private (soffermandosi per la maggiore sull'attività delle Banche Centrali) le quali creano la maggior parte del denaro in circolazione senza i necessari controlli da parte degli Stati (le banche private creano dal nulla e a debito tra il 93 e il 95% della moneta che noi utilizziamo sotto forma di credito). Quindi avendo piena libertà di allocazione del credito e di leva finanziaria il tutto diventa pane quotidiano per la speculazione finanziaria e le successive bolle periodiche di assestamento. Il tasso di interesse sarà pure uno stimolo all'economia reale ma ha un rilievo molto basso per il controllo dell'economia reale fino a quando non sarà ripristinato il controllo sulle banche e sull'allocazione del credito.

Davvero un bell'incontro.

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