Gli squilibri secondo l'Unione Europea

..L'alto debito, bassa competitività, sofferenze bancarie, disoccupazione, sono tra gli squilibri segnalati...

di Claudio Pisapia

Questi sono gli squilibri che l’UE segnala per l’Italia e per alcuni altri Paesi dell’Unione. Ma cosa vuol dire veramente?

Alto debito. Il debito pubblico non è mai un problema per un Paese con sovranità monetaria, vedi Giappone, USA, Inghilterra e altri civiltà occidentali. Il debito pubblico indica che un Governo stà spendendo per il benessere dei suoi cittadini permettendo anche di accumulare risparmio non togliendo più moneta di quella che immette nel sistema. Il debito pubblico italiano è aumentato in maniera impressionante da quando la politica ha deciso di cedere potere ai mercati finanziari e decidendo di tutelare questi ultimi a danno dei cittadini. I passi salienti in Italia sono stati l’adesione allo SME nel ’79 e il “divorzio” tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro: nel primo caso, si è cominciato a ad impedire la libera fluttuazione della valuta attraverso la quale è possibile bilanciare gli squilibri delle partite correnti (import/export); nel secondo caso, si è impedito alla banca centrale italiana di fare il suo lavoro di prestatrice di ultima istanza, in pratica di comprare i titoli di stato rimasti invenduti, facendo schizzare verso l’alto gli interessi. In soli 10 anni si è portato il debito pubblico dal 50 al 100% del rapporto debito/pil.
Se uno Stato può controllare la sua emissione monetaria non è mai a rischio default che diventa un assurdo giuridico, ma se si cede questo potere ad una banca estera e si fa decidere i tassi di interesse al mercato il rischio diventa reale. Ma solo perché non si può più parlare di Stato ma di una specie di colonia. La domanda è: a chi conviene creare una situazione così assurda?


Bassa competitività. Cosa significa competere? In genere gli si da un’accezione positiva ma in realtà, secondo me, si pensa allo sport oppure al lavoro in un ufficio. Chi fa meglio vince la medaglia oppure un livello più alto e un incentivo aziendale. Oggi si vuole pretendere questo concetto a tutti i livelli, anche nelle scuole che invece di insegnare cooperazione, inclusione, dialogo insegnano come vivere in maniera competitiva come se fossimo ancora nella giungla.
Nell’economia ci viene richiesta competizione e se un’azienda chiude è perché non era abbastanza competitiva e innovativa. Ma come possono competere aziende familiari e piccole, territoriali come sono le aziende italiane? Osserviamo un costante e pressante abbandono dello Stato che permette l’inserimento nel nostro tessuto economico di aziende enormi, multinazionali con cui le nostre piccole aziende dovrebbero competere. Se proprio debbono competere almeno che il mercato sia tutelato e tutelante, gli Stati dovrebbero permettere a tutti di competere con le stesse armi di legalità e possibilità, non con la legge della giungla. In un sistema del genere stanno spogliando il nostro territorio di aziende storiche e che hanno fatto grande l’Italia con la forza del lavoro e dell’ingegno. Vengono distrutte e cancellate con la potenza dei soldi e attraverso l’indifferenza dello Stato.

Sofferenze bancarie. Anche questo è un segno dell’abbandono dello Stato. Le banche devono fare da sole, essere grandi e SPA, stare sul mercato e in caso di crisi risolvere i propri problemi attingendo ai soldi dai cittadini risparmiatori. La nostra Costituzione tutela il risparmio ma i trattati europei non rispettano le costituzioni, solo gli interessi dei mercati finanziari ai quali interessano che le banche producano derivati e attività finanziarie e non si interessino di vita reale, di economia reale. Tutte le banche sono già logicamente fallite perché hanno in pancia titoli tossici e si basano su attività non reali che funzionano finchè non si toglie il coperchio. Anche qui si vieta il controllo dello Stato demandando tutto ai mercati, alla legge della giungla. In una situazione del genere come si ritiene possibile che non ci siano sofferenze bancarie? Tutte le leggi (vedi altri post in questo blog) sono state fatte in maniera da fare meno tutele possibili e il fine sembra sempre più chiaramente arrivare ai risparmi, l’ultimo settore che fino ad adesso sembrava al sicuro dalla speculazione e dalle mani rapaci della finanza internazionale.


Disoccupazione.La curva di Philips spiega il rapporto tra disoccupazione e inflazione. Perché aumenti l’occupazione è necessaria un po’ di inflazione che in pratica vuol dire che lo Stato stà immettendo più moneta in circolo, magari aumentando opere pubbliche e spesa a deficit. Insomma per aumentare l’occupazione bisogna spendere, che in giro ci sia moneta. Invece il target della BCE è il controllo dell’inflazione che serve a non far diminuire valore alle attività finanziare dei grandi interessi. L’inflazione infatti diminuisce il valore dei soldi, quindi non si tutela il lavoro che interessa al 99% della popolazione ma si tutelano i soldi, che interessano all’1% della popolazione.

Commenti

  1. Ci andiamo dalla stessa parte ci andiamo, ma prima ci vogliono più disgraziati per le strade purtroppo e meno egoisti nei gruppi, perchè lo siamo anche se non sembra....

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