Articolo tratto dal blog del prof. Bagnai qui
La spesa pubblica al bar dello Sport
Domanda:
Bene, dall'analisi costi/benefici di una permanenza
nell'euro vs un'uscita potrebbe anche risultare conveniente uscirne. Non ci
devono essere tabù.
E poi?
Lo stato resta, con la sua famelica voracità ed in più il
potere di maneggiare la nuova Lira...col solo nuovo vincolo costituzionale sul
deficit... ma non sulla spesa.
Cosa sarebbe peggio?
Forse, prima di decidere di restare o andare, ammesso che
tale scelta sia mai all'ordine del giorno, bisognerebbe agire sulla reale
origine dei mali italiani: la spesa pubblica che drena le risorse produttive
del paese.
Che ne pensa?
Grazie mille,
Giampaolo Ongaro
Risposta:
Penso che lei è uno che crede a quello che le dicono, il che
può essere un bene o un male. L'idea che la spesa pubblica "dreni" le
risorse produttive del paese è un ottimo luogo comune da prima serata.
Replica:
Mi aspettavo una risposta nel merito piuttosto che una
battuta. Giannino è pazzo?
Controreplica:
Vede, lei se la prende perché l’ho liquidata con una
battuta, e vuole una risposta “nel merito”? E io gliela do, sperando di essere
chiaro. Dopo di che forse intuirà perché a certi argomenti chi i dati li
conosce è fortemente tentato di rispondere con una battuta.
La sua idea che la spesa pubblica “dreni” (un economista
direbbe “spiazzi”) risorse è estremamente semplicistica, si appoggia a modelli
discutibili, e le assicuro che sul piano dottrinale è molto più controversa di
quanto non sia nei dibattiti da bar. Va bene così?
L’Italia ha sì un problema strutturale di deficit pubblico,
credo di essermene accorto in venti anni che lo studio. Le faccio notare che
questo problema è strutturale, preesisteva alla crisi, e anzi prima della crisi
l’Italia stava lentamente rientrando dal deficit pubblico:
2001 -3.1
2002 -3.0
2003 -3.5
2004 -3.5
2005 -4.4
2006 -3.3
2007 -1.5
(i dati sono in punti di Pil e vengono dal database del
Fmi).
Vede? Dopo aver raggiunto un picco nel 2005 per motivi
congiunturali, nel 2007 (anno precedente alla crisi) il deficit si era
dimezzato rispetto al valore del 2001. Il deficit pubblico quindi non è la
causa dei nostri problemi attuali (ma certo rimane una circostanza aggravante).
Ma certo, lei forse si ricorderà come funzionava al tempo della cosiddetta
aviaria: "un'altra vittima dell'aviaria!" (titolo strillato)... poi,
sottovoce, nascosto fra le righe: "il virus è stato trovato su un vecchio
ottantenne malato di tumore al polmone che si è gettato dalla finestra"...
Si sa come i giornali graduano le cause e gli effetti: allora il problema era
far vendere il vaccino alle industrie farmaceutiche. Oggi il problema è salvare
le banche. E quindi dare la colpa allo Stato cattivo (mentre gli si chiedono i
soldi).
Il nostro deficit è composto essenzialmente da spesa
corrente per interessi, cioè è legato alle dimensioni del debito, che
effettivamente costituiscono un problema. Da cosa si vede? Semplice: dal fatto
che il saldo primario (al netto degli interessi) è costantemente e
consistentemente positivo:
1999 4.6
2000 5.2
2001 2.9
2002 2.4
2003 1.4
2004 1.1
2005 0.1
2006 1.1
2007 3.2
Le chiarisco un punto che potrebbe sfuggirle. Se, ad
esempio, nel 2007 il nostro saldo primario era di 3.2, ma il saldo complessivo
di -1.5, questo significa che la spesa per interessi era di 4.7 punti di Pil
(complessivo=primario-interessi=3.2-4.7=-1.5).
Ci siamo, nel merito, come piace a lei?
Quindi il problema a monte della spesa è chiaramente il
debito, che determina l'enorme spesa per interessi (della quale possiamo solo
aspettarci che riesploda nei prossimi anni, a causa dello spread). A spanna, se
il nostro debito fosse quello che i parametri di Maastricht richiedono, cioè
quello che era alla fine degli anni ’70, noi nel 2007 avremmo pagato 2.5 punti
di Pil di spesa per interessi, e quindi avremmo avuto un surplus complessivo di
quasi un punto di Pil (3.2-2.5=0.7).
Sa quando è sorto il problema del debito? Glielo dico
subito: dopo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, effettuato come
parte integrante del percorso verso l’Euro(pa), contestualmente all’ingresso
nel Sistema Monetario Europeo. Perché? Semplice. Perché l’ingresso nello Sme
obbligava l’Italia ad adottare una politica monetaria restrittiva (alti tassi
di interesse) per “difendere” il valore del cambio. Il tasso di interesse reale
ha superato il tasso di crescita e l’Italia ha cominciato a indebitarsi per
pagare gli interessi sul debito. Vuole vederlo? Eccolo qua:
È ampiamente riconosciuto da chi non adotta un approccio
ottusamente ideologico che il percorso “europeo”, intrapreso per questi nobili
scopi, ha avuto come “danno collaterale” l’esplosione del debito pubblico, con
la quale la spesa primaria c’entra poco, perché mentre il debito raddoppiava,
essa restava costante in rapporto al Pil (32% nel 1980, 36% nel 2000), mentre
c’entra quella per interessi, che raddoppiava (dal 5% nel 1980 fino a oltre
l’11% a metà degli anni ’90, per poi ridiscendere quando il debito, come vedrà
dalla Fig. 1, si stabilizza). Vuole vederlo? Eccolo qua:
Vede? La spesa primaria sale fino all'inizio degli anni '80,
poi si stabilizza. Ma in Fig. 1 vedrà che è proprio da allora che il debito
comincia a correre.
Vuole il parere di un esperto? Nicola Acocella “La politica
economica nell’era della globalizzazione”, p. 122: “Quanto poi la scelta di
ricorrere a un fattore esterno di disciplina sia stata coronata da successo...
e quanto invece abbia imposto sforzi eccessivi in termini di elevati tassi di
interesse e, quindi, di aggravamento del debito pubblico è materia che deve
essere ancora serenamente valutata, in particolare alla luce della svalutazione
della lira avvenuta nel 1992”. Direi che alla luce della crisi che stiamo
vivendo, i benefici del vincolo esterno non si vedono, i costi invece ci sono
tutti, e si vedono bene in Fig. 1.
Tornando all’età dell’euro, nel periodo dell’euro, dal 1999
al 2007, l’Italia è stata più virtuosa degli altri paesi europei. Ce lo dice la
media del saldo primario in rapporto al Pil:
Ireland 2.9
Italy 2.4
Spain
2.2
Netherlands 1.7
Austria 0.7
Germany 0.4
Greece 0.4
France
-0.1
Portugal -1.2
Solo l’Irlanda ha avuto uno stato più “risparmioso”, ma non
le è servito perché essa aveva ben altri squilibri strutturali, che noi non
abbiamo (ancora), dovuti agli ingenti afflussi di capitale estero, i quali non
sono sempre benefici, talora sono venefici, come ho spiegato su lavoce.info. La
Germania, tanto virtuosa, ha avuto un saldo primario pari a un sesto del
nostro, e del resto abbiamo visto che la sua crescita è stata trainata in buona
parte dalla spesa pubblica, e abbiamo anche visto per quali motivi:
sostanzialmente per finanziare una svalutazione reale competitiva ai danni
della periferia, violando il patto diStabilità per sostenere i costi sociali
delle sue “riforme” del mercato dellavoro (deprecate perfino dalle Nazioni
Unite per il loro carattere unilaterale, foriero di instabilità strutturale per
l'intera area euro).
Certo, il governo italiano ha risparmiato anche perché era
costretto a farlo, data la pesante eredità che aveva. Ma una eredità simile ce
l’avevano anche altri governi, che non si sono comportati altrettanto bene.
Quindi finiamola anche con la storia che la colpa è di Berlusconi sempre e
comunque, perché questo nei dati non c’è.
Ah, ma lei parla di spesa, quindi, mi dirà, non è
significativo parlare di deficit, perché in fondo lo Stato italiano potrebbe
essere risparmiatore a spese del contribuente: spende tantissimo e tassa
tantissimo. Orrore! Solo che le cose non stanno così. Nel periodo 1999-2007 il
rapporto fra spesa pubblica complessiva e Pil nei paesi dell’eurozona è stato
questo:
France 53
Austria 51
Italy
48
Germany 47
Netherlands 46
Greece 45
Portugal 43
Spain 39
Ireland 33
L’Italia arriva terza, dopo la Francia (5 punti di Pil in
più) e l’Austria (tre punti di Pil in più), mentre la Germania, la virtuosissima
Germania, è indietro, distante, distantissima, a, si figuri, ben un punto
(dicesi 1 punto) di Pil in meno di spesa pubblica. Lo sapeva? Credo di no.
Ecco, ora lo sa. Quindi “spesa pubblica” è una parola che al bar Sport dice più
di quanto dica nella realtà e anche nella teoria economica. Tant’è vero che il
paese meno spendaccione chi era? Guarda un po’, or vedi sorpresa: l’Irlanda.
Che infatti aveva un debito pubblico bassissimo e un debito estero altissimo.
Secondo lei, cosa l’ha mandata per aria?
Ricapitolando: la rigidità del cambio, che lei lo colga o
meno, è stata evidentemente una parte del problema della spesa (imponendo
politiche di alti tassi di interesse e avviando l’Italia nella spirale del
debito), e la sua rimozione dovrà essere una parte della soluzione. Se le
interessa la Francia, per dirne una, ha avuto dinamiche simili dopo il suo
“divorzio” (nel 1973).
Giannino è un simpatico showman, del quale talora apprezzo
le analisi e sempre apprezzo l’unica cosa che certamente abbiamo in comune: il
narcisismo. Sta a lei decidere adesso chi se lo può permettere di più, se
Goofy, o Giannino. Siamo in democrazia. Nel frattempo sto valutando l’ipotesi
di farmi crescere dei baffi a manubrio. Fanno molto Maupassant, che resta uno
dei miei autori preferiti.
E la morale della favola è che se non volete essere
liquidati con una battuta... non cominciate voi!
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