Tratto da Wall Street Italia. Qui per l'articolo originale di Mariangela Tessa.
“Il problema dell’economia americana? Sono le persone come
me”. Parola di Warren Buffett, CEO di Berkshire Hathaway, che, in un’intervista
alla PBS Newshour, punta il dito sul ristretto club dei miliardari di cui lui è
“membro onorario” colpevole di aver messo le mani su gran parte della ricchezza
in circolazione.
Ricordiamo che, con un patrimonio personale di oltre 75
miliardi di dollari, Buffett è attualmente il secondo uomo al mondo (stime
Forbes).
Torniamo all’intervista. Buffett fa notare che, negli ultimi
decenni;
“La ricchezza è aumentata ad tassi incredibilmente alti per
le persone estremamente ricche. Se ritornate indietro al 1982, quando Forbes ha
stilato la prima classifica dei 400 uomini più ricchi, i fortunati avevano un
patrimonio complessivo di 93 miliardi di dollari, ora ne possiedono 2,4
trilioni di dollari. Il che vuol dire una media di oltre 25 miliardi a testa”,
dice Buffett, aggiungendo che “Stiamo parlando di una ricchezza sproporzionata”. E che, come ricorda il
finanziere, è stata accumulata in parte grazie al rialzo delle Borse,
successivo al crollo del 2009.
Del resto, Buffett nota come l’economia americana stia
andando bene. E che questo trend di crescita attuale aggiungerà “19.000 dollari
in termini di Pil pro-capite in una generazione”. Nonostante questo, sono molti gli americani che non sono
contenti dello stato delle proprie finanze. E la situazione rischia di restare
inalterata se non si corre ai ripari.
Tra le ragioni citate dall’amministratore delegato di
Berkshire Hathaway, spicca l’automazione e digitalizzazione della forza lavoro.
L’evoluzione dell’economia “non porta benefici al dipendente di un’acciaieria
in Ohio”. Questo rappresenta per Buffett un problema di cui si deve prendere
coscienza e che deve essere affrontato. In caso contrario, ci si troverà di
fronte “a qualcosa che è positivo per una società ma che danneggia
terribilmente alcuni individui”.
PS
Diciamo che viene individuata oramai da tutti la disuguaglianza di cui è afflitto il mondo, bisogna ragionare per bene sulle cause e ripensare una distribuzione migliore della ricchezza. Tenere alti i conflitti non serve a nessuno e gli equilibri macroeconomici possono essere sistemati solo dagli Stati.
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