QE e riforme strutturali




di Claudio PISAPIA 



La politica monetaria espansiva della BCE (Quantitative easing e tassi a zero) porterà sviluppo e crescita nell’eurozona? Ovviamente no! La politica monetaria può aiutare, come ha aiutato il “whatever it takes” di Draghi (cioè comprerò Titoli di Stato finché ce ne sarà bisogno, immetterò soldi nel circuito fino a quando servirà) ma non ha risolto e non può risolvere.

Questo per una serie di motivi:

- La struttura dell’eurozona e il divieto di dare soldi direttamente agli Stati, quindi i soldi vengono dati in prima istanza alle banche che dovrebbero darli poi all’economia reale;
- Le banche hanno un conflitto d’interessi in quanto possono decidere in libertà cosa farne di questi soldi e della loro capacità di creazione del denaro (credito), quindi devono decidere tra l’interesse privato e quello pubblico e ovviamente vince il primo (qualsiasi imprenditore lavora principalmente per il proprio benessere e poi dà anche lavoro!);

- Le politiche monetarie devono essere accompagnate da riforme strutturali, ma noi comunque non vogliamo quelle che funzionano per i soliti privilegiati


C’è chi sostiene che uscire adesso dall’euro sarebbe troppo costoso e quindi una buona mossa sarebbe quella di vendere tutto il patrimonio pubblico e convergere verso il 60% del debito pubblico. Ecco, io penso che una riforma strutturale sia quella di non vendere nulla che sia di interesse statale perché rappresenta la nostra credibilità per tutte le necessarie azioni che si dovrebbero intraprendere per riprendersi l’indipendenza di politica monetaria ed economica.
Del resto una Nazione è credibile se ha capacità produttiva, innovativa e tanti gioielli di famiglia al sicuro. Le riforme strutturali dovrebbero prevedere di sicuro una Banca Centrale Pubblica capace di monetizzare all’occorrenza il debito, di un Stato disposto a fare l’impiego di ultima istanza (assumere tutti i disoccupati che hanno voglia di lavorare) e di rilanciare opere pubbliche per sostenere la domanda interna.
Riformare la Scuola in senso pubblico, dando la possibilità agli insegnanti di avere aule da 15 o 18 alunni, piuttosto che 27 o 30, e a questi fornire tutto l’occorrente compreso il biglietto dell’autobus perché l’istruzione è un investimento e non una spesa. Fare in modo che la sanità pubblica possa fornire tutta l’assistenza sanitaria necessaria e dare le pensioni giuste al momento giusto.
Le riforme strutturali sono quelle che permettono ad una popolazione di crescere, produrre beni reali e servizi e vivere con decenza. Oggi vengono usate per aumentare i profitti, produrre  soldi da altri soldi che vengono usati per rubare risorse a chi lavora, far sopravvivere il 99% della popolazione che non vive di finanza.
Quindi la prima riforma strutturale da fare è quella di eliminare le riforme strutturali fatte negli ultimi trent’anni. Per darci un punto di partenza potremmo usare la Costituzione e invece di cambiarla utilizzarla per cambiare il resto.





Commenti

  1. Condivido ogni singola parola.....
    Il problema aberrante è che pur nella sua semplicità e nella sua logica, questo pensiero o non viene capito, inteso, o viene completamente stravolto dal famoso mantra...ABBIAMO UN DEBITO ALTO...!!! Mah.....purtroppo ho il sentore, che ne i prossimi mesi...se ne vedranno di "belle", nel senso più orwelliano del termine.

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